Chi sono
La triste storia (ancora incompleta) di Tapparella
Sono nato a Milano nei primi anni settanta, durante la prima grande recessione. Ho un vago ricordo di mia madre che mi dice che sono nato la mattina presto, ma e’ tutto molto nebuloso. Nonostante l’Italia stesse andando a puttane i miei genitori non mi hanno mai fatto mancare nulla, certo a casa si mangiavano gli avanzi fino a che non si finiva tutto, oppure i regali erano un po’ usati, ma cazzo si stave bene! Ho davvero pochi ricordi sfuocati dellamia infanzia, sicuramente mia sorella che ha tre anni piu’ di me ricorda qualcosa, io davvero poco. Ricordo solo che ero molto piu’ bello da piccolo, ci sono delle foto che mi ritraggono super figo al mare, buondo con le infradito, abbronzato e super sicuro di me, tipo attore americano… poi qualcosa dev’essere successo perche’ l’evoluzione ha subito un triste cambiamento in peggio, sicuro dopo l’arrivo del commodore a casa mia. Dell’asilo ricorod che ero il piu’ alto di tutti e quindi super leader della classe Gialla. Col Carlo facevamo sempre dei grandi casini, una volta abbiamo scavato un tunnel sotto la recinizone dell’asilo e siamo evasi. Lui e’ tornato a casa sua perche’ aveva le chiavi, io invece feci un giro e me ne tornai dentro. Il giorno dopo chiusero il buco. Lasciai l’asilo un anno in anticipo perche’ mia madre voleva mandarmi a scuola prima per non farmi perdere un anno essendo io di Gennaio, ma qualcosa ando’ decisamente male perche’ dopo tre mesi ci fu una riunione straordinaria dei professori per rispedirmi all’asilo per colpa del mio comportamento e del mio scarso rendimento scolastico. Mia madre ci rimase malissimo, anche perche’ la scuola era private e costava un sacco di soldi. Io invece ero felice di tornare all’asilo, quando entrai di nuovo in classe ci fu un boato, e festeggiamo tutti insieme andando a tirare le pigne a quelli delle altre classi.
Abitavo nel quartiere Grigioni a due passi da Baggio, Giambellino, Piazza Tirana e tutti quei posti leggendari che facevano della mia zona una delle piu’ avventurose della Milano da Bere. La cresima e la comunione ai tempi erano “obbligatorie”, alcune amiche di mia madre facevano le catechiste presos la chiesa parrocchiale San Vito del Giambellino, questo mi diede la possibilita’ di conoscere i peggio personaggi del Giambellino e mi evito’ piu’ Avanti di avere grane con alcuni di loro in situaizoni davvero stravaganti. A dodici anni ero gia’ alto 178 centimetri e pesavo 40 chili, sembravo una mantide religiosa incazzata e riuscivo a saltare le siepi della zona con un unica falcata, per questo feci della fuga la mia piu’ grande arma… ero il piu’ veloce ed imprendibile. Gli zanza della zona erano costretti ad aspettarmi sotto casa oppure a gridarmi minacce durantel’inseguimento per convincermi a fermarmi e questo succedeva sopratutto durante le festivita’ di S.Firmino e Carnevale (quando ci si schiumava con la schiuma da barba).
Si perche’ a Carnevale una delle varie usanze era quella di spruzzare la gente con la schiuma da barba. Schiuma di tutti i tipi, i piu’ bastardi ed estremisti usavano la depilatoria… c’era gente che tornava a casa la sera completamente saponata, sopratutot se eri una bella ragazza, dovevi rimanere chiusa in casa a meno che non fossi Lara Croft. Il Carnevale era una Guerra, piu’ che una festa, si tirava ditutto, la polverina per il solletico, le uova marce o fresche, le fialette puzzolenti, i pomodori, un disastro e ci si vestiva con vestiti tradizionali, tipo Arlecchino, Pulcinella, Cowboy, i maschi si vestivano da femmina e viceversa. I vestiti venivano ereditati da cugini o parenti, il costume piu’ figo che ho utlizzato e’ stato quello di Zorro e quello da Cowboy quando avevo circa sette anni. Mi ricordo di una vol a che mi misi la Maschera da gorilla che trovai un giorno nella pattumiera vicino a casa con i pantaloni di velluto marroni ed il maglione col collo alto, anch’esos marrone. Chi mi chiedeva da cosa fossi vestito rispondevo da Gorilla incazzato. Portavo anche l’arco e le frecce comperati alla fiera campionaria di Milano (credo che ai tempi, TUTTI avevano l’arco e le frecce della Fiera Campionaria di Milano fatti con il bamboo).
La Fiera Campionaria a Milano era un evento importantissimo, le piu’ important sociera’ manifatturiere si esibivano nei vari padiglioni e si andava dalla gastronomia alla meccanica, dal giardinaggio alle automobili, era un posto pazzesco, mio padre aveva sempre i biglietti gratis perche’ era uno degli espositori ed io con qualche amico ci andavamo sempre in cerca di campioni gratuiti e di qualche ruberia che riuscivamo sempre a portare via. Oltre alla Fiera Campionaria c’era un altro grandissimo evento grandioso a Milano che era lo SMAU, la fiera delle nuove tecnologie che dopo l’avvento della commodore fu uno dei principali luoghi di scambio e ritrovo per le crew di developer Italiane. Ricordo che durante una delle varie scorribande nello stand Commodore Amiga col Bronski riuscimmo a sottrarre illegamlmente con la tecnica del personagigo curioso una cinquantina di dischetti tra i quali il nuovissimo 3D demo esclusivo CongaMan che raffigurava un’animaizone 3D di un personaggio che suonava i bonghi, una cosa, all’epoca, super all’avanguardia. Forse mandammo a puttane varie presentazioni quell’anno, forse. Mia madre mi iscrisse di nuovo alla scuola media private, il Convitto Nazionale Pietro Longone, collegio maschile. Mi ricordo che passavo il tempo ad inventarmi nuovi giochi in scatola che a mio modesto parere erano una bomba e funzionavano da dio, anche i compagni di classe apprezzavano. Purtroppo non ando’ molto bene ed all’inizio della seconda dovetti scappare di fretta in una scuola pubblica per non perdere l’anno.Mi piaceva un sacco la divisa degli scout che vedevo nei film americani, allora mia madre quando avevo tra gli undici ed i dodici anni mi iscrisse nell’associazione laica esploratori ed esploratrici italiani, tramiteun’amico, Efrem che stava in classe con me in prima media. Ho passato tantissimi anni negli scout, ho conosciuto tantissima gente ed ho passato mille avventure insieme a quelli che tutt’oggi sono i miei migliori amici. Impossibile elencarle tutte, non basterebbero due libri. Non avevamo nulla, solo una bussola una cartina, uno zaino, i calzoncini e tanta voglia di divertirci, bei tempi. Certo, non mancavano i momenti per far casino, o per combinarne una.
Dalle medie passai all’istituto tecnico di telecomunicazioni IT IS Ettore Conti, altra scuola prettamente maschile… in quel periodo guidavo una Vespa 50 Special ereditata da mia sorella. Quella vespa aveva una storia particolare, era di proprieta’ di mia cugina ed un giorno suo fratello gliela prese senza dire nulla per farciun giro e gliela rubarono. Lui senza dire nulla ne ricompro’ una uguale, la ridipinse al volo di bianco e gliela fece trovare in garage come nulla fosse, nonche’ la vespa venne ritrovata e mia zia la diede a mia madre. Mia sorella la uso’ per uno o due anni, poi una volta sedicenne passo’ a me perche’ lei usava l’auto di mia madre. La vespa era una figata immensa, indistruttibile, aveva le route vecchie di dieci anni marmorizzate, non bisognava ne gonfiarle ne cambiarle, duravano in eterno (scivolavano in eterno). Io gli diedi un tocco tutto personale, era bianca, quindi la dipinsi tutta near con le fiamme gialle e rosse sulfronte e sui lati, poi installare una espansione Polini, come carburatore un 21 ed un 102 di termico. Il piston era un cannone e la vespa filava che era una meraviglia. Il primo giorno che la usai mi schiantai contro un autobus che viaggiava di fronte a me perche’ era troppo lento ed io arrivavo troppo veloce. Il suo declino arrive qualche settimana prima della partenza per il militare quando un siger usci’ dal suo posto ed entro’ nel Gruppo termico tra pistone e cilindro, ero in Piazzale Siena in piena curva, una sgommata della Madonna! Comunque dopo quella volta partii per il militare e quando tornai non ebbi tempo di metterci le mani sopra, inoltre qualcuno gli era anche andato addosso con un muletto mentre stava nel capannone dove lavorava mio padre. Allora gli misi sotto un motore di 50 cc e la regalia al Mimmo, un amico, al quale la rubarono dopo qualche mese. Nonstante ci abbia passato insmeme piu’ di tre anni, non ho nemmeno una foto di quella vespa.
Mia madre invece aveva una Renault super 5 color caco luminescente. Una macchina della Madonna, secondo me i sedili auto piu’ comodi di sempre. Con quella macchina ho fatto di tutto, persino scalato montagne, di sicuro sta ancora viaggiando in posti tipo Romania o Bulgaria dove sara’ stata riventuta alla fine degli anni novanta dal rivenditore che la rottamo’ a mia madre. Intorno ai vent’anni ero quello che passava a prendere tutti in macchina, a Milano il traffico era ancora sostenibile e quindi andavo dappertutto. Bei tempi quelli, passavamo da una festa all’altra in case di sconosciuti, frequentavamo centri sociali vari e poi potevamo viaggiare per qualche vacanza fuori porta. In realta’ la prima volta che guidai un auto non fu quella di mia madre, ma la Renault 4 di un amico durante la festa della Birra di Varzo. Passavamo l’estate in montagna a casa di amici e decidemmo di scendere a festeggiare, cosicche’ ad un tratto, complice l’alcool, decidemmo di portarci via i bicchieri per ricordo (eravamo sette, otto persone). A meta’ strada verso le macchine pero’ la situaizone degenero’ perche’ ci scoprirono e ci fu un fuggi fuggi generale inseguiti da tutto il paese. Fatto sta che mi ritrovai con un mazzo di chiavi della Renault 4 in mano e gli amici da raccattare in giro per il paese. La cosa piu’ facile fu mettere in moto l’auto, non avendone mai guidata una e non avendo mai avuto la patente, feci davvero fatica a recuperare i dispersi, sopratutto perche’ la leva del cambio mi rimaneva sempre in mano.